IL DIRITTO ALL’INDENNITA MANEGGIO DENARO (INCASSO)
La grave ed attuale questione dell’incasso dei crediti
della clientela della ditta mandante, tramite la figura dell’Agente
Rappresentante di commercio
Le aziende affidano l’incarico ai propri agenti di riscuotere
i crediti per i prodotti degli stessi proposti In tal caso, secondo un
consolidato orientamento della dottrina
giurisprudenziale per tale attività deve essere corrisposta un compenso
separato o una provvigione a parte allo stesso agente che assolva ai gravissimi
e pericolosi oneri per lo svolgimento di tale compito. Il problema sorge,
spesso, sulla quantificazione di tale percentuale aggiuntiva.
In una moderna economia basata sul credito e sulla
circolazione della ricchezza, grande importanza assume per le aziende
l’esazione dello stesso nel più breve tempo possibile e con il minore dispendio
di risorse finanziarie.
Le imprese che effettuano continue e consistenti vendite a
credito nei confronti di una clientela numerosa e diversificata si trovano a
dover gestire una notevole massa di crediti sopportando una serie di costi per
la riscossione e l’eventuale contenzioso. Evidenti sono poi i rischi legati
alla possibile insolvenza dei debitori.
Naturalmente ciascuno di questi problemi può essere risolto
separatamente: si può affidare ad un ragioniere la gestione contabile dei
crediti; ad un avvocato il contenzioso per il recupero dell’insoluto; ci si può
rivolgere ad una società esterna per la riscossione, per la concessione dei
crediti; si può stipulare un’assicurazione crediti contro il rischio di
insolvenza; ad una banca quale intermediario del pagamento.
E’ però molto più comodo per le imprese rivolgersi a
qualcuno che è in grado di risolvere in modo stabile ed unitario tutte queste
diverse esigenze.
La funzione degli agenti e rappresentanti è quella di
consentire la distribuzione dei prodotti prendendo contatti con la clientela di
una determinata zona, in base ad un contratto di agenzia.
Posizione della giurisprudenza e della dottrina in merito
alla percentuale per gli incassi
L’agente non ha il potere di riscuotere i crediti della
preponente, tuttavia questa può concedere all’agente la facoltà di incassare i
propri crediti con un’autorizzazione scritta. Ed è proprio questa la via
seguita da molte società in quanto esse evitano il costo della procedura RI.BA.
delle banche, servendosi quale esattore dell’opera del proprio agente.
L’attività di incasso spesso è notevole e può assorbire
gran parte del tempo e delle energie lavorative ed economiche dell’agente
Si può affermare che essa costituisce un’attività
ulteriore rispetto a quella dell’agente di commercio, cioè la promozione delle
vendite quale obbligo dell’attività del ricorrente nel corso del rapporto.
Per questa attività deve essere riconosciuta una
provvigione supplementare rispetto a quella pattuita per la promozione degli
affari.
La provvigione di incasso è un compenso che deve essere
previsto nel mandato ; infatti gli accordi economici collettivi, ed in
particolare l’ultimo art. 6 dell’A.E.C. 16/11/88 settore industria prevede che:
“Qualora all’agente sia affidato l’incarico continuativo di provvedere agli
incassi, tale attività debba essere retribuita con una provvigione”, la quale
deve essere obbligatoriamente stabilita ed indicata separatamente dalla
provvigione degli affari.
La recente giurisprudenza ha maggiormente enfatizzato il
diritto al corrispettivo per tale attività, stabilendo che qualora ad un
contratto di agenzia non possano essere richiamati gli accordi economici
collettivi e quindi la richiesta di una provvigione per l’attività di incasso,
all’agente che abbia svolto tale attività è riconosciuto un diritto al compenso
, che può essere fatto valere con l’azione generale di arricchimento ai sensi
dell’art. 2041 c.c.
Inoltre: “Nel caso in cui la percentuale sugli incassi
spettanti non sia stabilita, essa va determinata dal giudice”.
L’attività di incasso non costituisce elemento essenziale
o naturale del contratto di agenzia, ma soltanto un compito ulteriore che le
parti possono convenire, attribuendo all’agente tale incarico.
Costituisce così una prestazione accessoria ulteriore
rispetto a quella originaria e si considera che per la sua determinazione si
dovrà tenere conto del risultato raggiunto dall’azienda e del lavoro svolto dall’agente,
si riconosce l’aliquota del 5% sugli incassi per la liquidazione della relativa
provvigione rappresentanti l’equivalente retributivo da corrispondere per
l’attività svolta.
Percentuale che è almeno sufficiente a compensare l’agente
del lavoro svolto, considerato il risparmio che l’azienda consegue per non
curare direttamente le procedure dei solleciti, scadenziario, diffide, incasso
dei crediti, che a volte, per l’esiguità del valore conviene abbandonare.
La procedura d’incasso tramite agente consente all’azienda
di operare un risparmio che le garantisce un arricchimento in termini sia
finanziari sia di risparmi economici.
Complessità che trova le sue cause in una serie di
fattori:
La crescente incidenza che assumono le strutture
erogatrici di servizi non direttamente collegate alle attività di produzione e
ai processi di trasformazione;
L’evoluzione tecnologica dei processi produttivi;
Il progressivo ampliarsi dei fenomeni di anticipazioni di
costi sostenuto a fronte di potenziali benefici futuri. In presenza di una
forte asincronia tra i momenti di manifestazione dei costi e dei ricavi si pone
il problema di gestire e rendere espliciti le concessioni temporali tra
decisioni di assetto strutturale e i risultati prodotti da tali decisioni;
L’importanza assunta dalle differenziazione come vantaggio
competitivo nella scelta del mix produttivo delle imprese.
Questi ed altri fenomeni rendono necessaria la ricerca di
una metodologia di calcolo dei costi che eviti le distorsioni provocate da una
ripartizione semplicistica dei costi indiretti e che fornisca al management
aziendale informazioni utili ai fini del miglioramento della gestione. Il
processo di un’eventuale applicazione metodologica ruota intorno al concetto di
attività e si può così schematizzare:
Individuazione del determinante di costo o “cost driver”
che per ciascuna attività spiega il livello di costo, l’entità delle risorse
impiegate;
Imputazione dei costi delle attività ai singoli produttori
in base la loro fabbisogno di attività;
Individuazione delle attività in relazione alle quali
organizzare la rilevazione dei dati;
Imputazione delle attività così individuate dei costi
indiretti relativi alle varie risorse impiegate a livello di singola attività.
Una volta individuate, le attività diventano oggetto di
imputazione dei costi indiretti in quanto sono le attività a richiedere
l’impiego di risorse, ed in seguito i costi delle singole attività vengono
imputati ai prodotti in funzione del consumo di attività effettuato dai
prodotti e/o servizi stessi.
Il cost driver rappresenta un criterio di attribuzione dei
costi delle attività ai prodotti o ad un’unità di misurazione del fabbisogno di
attività che un certo prodotto manifesta.
Dunque bisognerebbe in particolare:
Consentire di usufruire basi di imputazione dei costi
indiretti il più possibile oggettivi;
Consentire la management aziendale di adottare le azioni
idonee ad ottimizzare l’efficienza della gestione eliminando quei prodotti o
quella parte di costi comuni che non contribuiscono a creare valore per
l’azienda ma piuttosto ne sviliscono i risultati.
Il driver viene individuato nel numero di transazioni
operate con i clienti, dato dal rapporto tra costi di attività e numero di
transazioni che deve essere moltiplicato per il numero delle transazioni
riferibili allo specifico prodotto.
Occorre studiare le attività che generano tali costi, con
l’attribuzione di questi costi cosiddetti indiretti o generali alle singole
attività o come nel nostro caso dei servizi stessi espletati dall’azienda che
assorbono tale attività.
DETERMINAZIONE DEI COSTI
La determinazione dei costi attraverso un ben preciso
procedimento metodologico, permette di ottenere un costo di prodotto più
accurato grazie all’individuazione delle relazioni causa-effetto tra le
attività e i costi.
La determinazione di un costo di prodotto il più possibile
corretto costituisce la base per il suo controllo.
La tendenza da seguire è quella di far rilevare le
relazioni di causa ed effetto, tra le attività svolte nell’azienda e i costi
per effettuare tali attività, e con l’effetto di ridistribuire le risorse così
liberate per quelle attività che aggiungono valore in modo da creare sistemi
efficaci ed efficienti idonei a misurare e a controllare gli impegni di spesa
in itinere.
IL COSTO DEL PERSONALE DIPENDENTE
Si basa sui carichi di lavoro che sono espressi come
numero di volte in cui quelle attività saranno effettuate.
Così un dipendente di medio livello impiega 3,30 ore
occorrenti per il recupero delle fatture di ogni cliente contattato per i vari
anni.
Il tempo considerato serve per svolgere le operazioni di
sollecito ed inviti ai clienti ritardatari ed è comprensivo anche del tempo
sottratto per svolgere la normale attività operativa.
Nel nostro caso si sono considerati degli incassi operati
dall’agente in numero abbastanza limitato per transazioni, ma è intuitivo che
il costo sarebbe stato notevolmente superiore quando ci troviamo di fronte a
degli incassi di basso valore per cliente.
Il costo orario tiene conto sia dei costi diretti sia dei
costi indiretti quali: i costi previdenziali e gli altri costi che comunque
sopporta l’azienda.
I COSTI DELLA GESTIONE AMMINISTRATIVA
I costi di gestione riguardano: i costi fissi,
semi-variabili e variabili con un’imputazione per singolo dipendente per il
recupero dei crediti.
L’individuazione dei costi si riferisce alla metodologia
applicata all’attività di lavoro di ufficio amministrativo.
Questi costi sono quindi imputati ai prodotti e ai servizi
in base ad opportuni parametri scelti in modo da evidenziare le ragioni di
fluttuazione dei costi compresi nell’aggregato preso a riferimento.
I costi fissi, i costi semi-variabili, quelli di
manutenzione, i costi di cancelleria incidono mediamente dello 0,58%-0,89% sul
recupero del monte crediti esposto dall’azienda.
Costituisce la remunerazione del capitale che l’azienda
consegue incassando, tramite agente, gli importi dovutogli mediamente 50-60
giorni prima del periodo che sarebbe occorso alla stessa se avesse curato
direttamente gli incassi.
Si è considerato un tasso di remunerazione attivo del
capitale del 5,75% anziché avesse agito l’azienda preponente.
INSOLVENZA IRRECUPERABILE : LE SOMME PERSE
E’ stato calcolato che l’incapacità di recuperare le somme
in arretrato viene al secondo posto fra le cause di fallimento delle aziende.
Nel parametrare l’onere richiesto per l’incasso effettuato
per conto della preponente ed i vantaggi che la stessa ha conseguito, per
l’incasso da parte dell’agente, si sono considerati i valori più bassi e più
favorevoli all’azienda.
Perché se si volesse procedere ad un attento ed esaustivo
conteggio degli oneri che avrebbe dovuto sopportare negli anni l’azienda, i
valori risulterebbero superiori a quelli calcolati attraverso una media
ponderata e con valori minimi di perdite.
Nella determinazione dei costi – benefici si è considerata
un’impresa che gode di una situazione finanziaria solida, che non faccia
ricorso a credito bancario, che non si verifichino pesanti perdite sui crediti
e che recuperi il 99,50% del credito esposto.
Va ulteriormente considerato che se l’azienda preponente è
una società di capitali, una S.p.A. o S.r.l., è soggetta alle norme sul
bilancio introdotte a D.L. 9/4/91 n. 127 in vigore già dall’esercizio 1993.
In considerazione che l’art. 2423 C.C. cosi novellato, al
comma 2 prescrive la chiarezza – “Il bilancio deve essere redatto con chiarezza
e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e
finanziaria della società” – con il successivo art. 2423 – bis, che impone la
prudenza nella valutazione delle voci, la stessa è obbligatoria per quei
crediti, di portarli a perdite del bilancio nel rispetto di tali principi.
La certezza della perdita del credito in questione è
necessaria perché lo stesso non possa far più parte del bilancio nelle poste
attive, ed il fisco non possa avere né da eccepire né da contestare, che non si
basi su valutazioni soggettive di perdita del credito.
In definitiva, operando l’agente all’incasso anche di quei
crediti di modesto valore, l’azienda proponente consegue un evidente vantaggio
sia in termine di spese sia dia benefici e contribuisce a rispetto delle norme
di redazione sui bilanci delle società di capitali.
LE SPESE E GLI ONERI CHE L’AGENTE SUBISCE PER IL RECUPERO
DEI CREDITI
L’agente per poter assolvere l’azione di recupero dei
crediti sopporta dei costi in proprio, quali costi per trasporto auto per
procedere all’incasso, spesso fuori provincia ed in zone lontane dalla sua
residenza.
I costi di diretta imputazione sopportati effettivamente
comprendono i costi di manutenzione e rinnovo auto, spese di custodia auto.
Vanno aggiunti inoltre il tempo e il costo che l’agente
impiega per recarsi in banca e per tramutare in assegni circolari il contante
anche di esiguo importo ottenuto in pagamento per poter inviare all’ azienda,
le spese di assicurate e di raccomandate per spedire gli assegni ricevuti le
spese di trasmissione fax all’ azienda dei pagamenti ottenuti. Infine, va
considerato il rischio, con suo esclusivo addebito, nel caso si perdano gli assegni
e/o il contante o gli siano rubati.
CONSIDERAZIONI
FINALI
Nella determinazione della percentuale di remunerazione
per gli incassi operati dall’ agente risultano importanti l’effettiva attività
svolta ed il numero dei recuperi operati dallo stesso in quanto è ciò che
incide maggiormente sul costo che l’ azienda avrebbe dovuto sostenere e i
relativi benefici in termini finanziari che la stessa consegue.
Si ritiene che questa metodologia possa essere estesa
anche ad altre situazioni in cui possono essere parcellizzate ed individuate
attività d’impresa che nel loro complesso generano costi, e che possa essere
considerata come strumento di controllo gestione o anche per monitorare quelle
attività che in un azienda non si riesce ad esprimere con esattezza e
precisione.